BREAK, 2022
duo show con Serena Fineschi
a cura di Marina Dacci
Montoro 12 Gallery, Bruxelles


La mostra Break consta di una trentina di opere e ha preso corpo grazie a uno stretto contatto tra Serena Fineschi e Loredana Longo con l'intento di aprire un dialogo tra le loro ricerche artistiche. Il percorso è perciò ricco di rimandi e assonanze pur nella differenza delle loro cifre stilistiche. Pittura, disegno, fotografia, scultura, video, performance si intrecciano, talvolta anche nello stesso lavoro, per entrambe le artiste.

Apparentemente legate a gesti e immagini dure, di rottura le opere di Serena Fineschi e di Loredana Longo sono in realtà punti di sospensione: una pausa, un tempo di deposito e di rielaborazione personale per trasformare conflitto e dolore in una possibile rigenerazione. Sono piccole battaglie individuali che ci accompagnano ogni giorno nelle relazioni sociali e in quelle intime connesse alla nostra identità: dall'infanzia all'età adulta, dal rapporto col corpo a quello con i sentimenti che condizionano il nostro abitare il mondo. Sono percorsi di analisi, distruzione di stereotipi da cui affiorano visioni che portano nuova linfa nelle relazioni. Si parte dal sé per arrivare agli altri. Si parte dal corpo  come linguaggio per arrivare alla parola e viceversa perché  l'uno innesca l'altro.

Nelle opere di Fineschi le tensioni si trasformano in spinte propulsive verso il futuro a volte di sapore sentimentale a volte lucidamente ironiche, in quelle di Loredana Longo l'esplosione/implosione delle relazioni e dei materiali diviene gesto liberatorio che da vita a nuovi inizi. Entrambe le ricerche ci portano dentro al "lato oscuro" elaborato, purificato e rimesso in gioco nella costruzione dell'opera. Dolore, vergogna, rabbia e paura sono amplificatori di sensazioni; il dolore aiuta a fermarsi, a prendere coscienza. Fermarsi per ascoltare, per ascoltarsi, per ridefinire le regole del gioco. Partogenesi coraggiose.

La tensione che si avverte in tutto il percorso di mostra si esprime attraverso la relazione della mano e del corpo con i materiali, siano essi docili o indocili, generando scontri o arrese, lento decadimento o rottura o, talvolta, fughe (Spiriti; Ingannare l'attesa; Primavera dell'impazienza e Forme di impazienza; Creative execution; Crashing the box).

La pelle diviene letteralmente memoria dell'azione. Accompagna, il gesto che imprime, distrugge, decostruisce e riassembla i materiali verso la loro apparizione come opere finali. (Armour; All my skin; A few pound of meat).

Il vissuto intimo è la risultanza del rapporto con "l'altro da Sè". Il corpo è vissuto e percepito come viaggio psichico e sentimentale che si riattiva simbolicamente e prende vita con e nella materia o con e nel linguaggio (Noi e loro; L'altro lato della vergogna; Cattive Compagnie; Sonata muta. Le parole che non ho detto; Malelingue; Forever yours; Double fist; I would like to be like a blade;Tirapugni; Guanto maleducato).

Le immagini generate sono vivide, forti e fragili allo stesso tempo e evocano "un dopo" risolutore come in There is no change without risk e in Degno di ogni dispetto. La Battaglia di San Romano in cui speranza e riappacificazione nascono da un gesto aggressivo.

Le opere esposte hanno al loro interno una agentività, una presa speciale su chi guarda. Le opere sono osservate e, a loro volta, osservano, si porgono e interrogano. Agiscono, slittando verso lo spettatore, testimoniando percorsi individuali che diventano così patrimonio condiviso di sentimenti e riflessioni anche sociali.

Fuori da ogni confort zone il vero cambiamento personale passa dunque attraverso tappe complesse che comportano la gestione dell'aggressività e della sofferenza per condurre a una evoluzione consapevole della dimensione umana. Le opere di Fineschi e Longo tendono a mettere a fuoco il potere di cambiamento attraverso una profonda analisi del sé in cui la forza del dissenso e del conflitto si trasformano in strumenti liberatori consapevoli che riconsiderano memorie ed esperienze da differenti prospettive.  Spesso l’aggressività- con gli spettri emotivi che porta sulle spalle- consente un confronto con l’altro senza sopraffazioni. Etimologicamente il termine aggressività significa progredire, "andare verso" e non contro come accade per la violenza. La forza e il conflitto non sono violenza. Il conflitto è parte della vita e della relazione con gli altri. Nel conflitto c’è simmetria tra le parti, un ritorno potenziale verso sé stessi che implica una capacità di analisi sulle fragilità e le paure. La violenza, diversamente, è un processo che tende a risolvere e ad annullare il conflitto eliminando l’altro, "il nemico". (Marina Dacci)




BREAK, 2022
double show with Serena Fineschi
curated by Marina Dacci
Montoro 12 Gallery, Bruxelles

The exhibition Break consists of about thirty works in a variety of media - many made specifically for this project - and is spread over both floors of the gallery. The exhibition took shape thanks to a close collaboration of the two artists with the aim of opening a dialogue between their artistic practices. The path is therefore full of references and assonances among the various works, despite the difference of their stylistic codes.  Painting, drawing, photography, sculpture, video, performance intertwine, sometimes even in the same work, for both artists.

Apparently linked to harsh gestures and dissident images, the works of Serena Fineschi and Loredana Longo are actually points of suspension: a pause, a time of settling and personal re-elaboration to transform conflict and pain into a possible regeneration. They are small individual battles that accompany us every day in social and intimate relationships linked to our identity: from childhood to adulthood, from the relationship with our body to that with our feelings that condition our living in the world. They are paths of analysis, destruction of stereotypes from which visions emerge that bring new life into relationships. One starts from the self to reach others. One starts from the body as a language to arrive at the word and vice versa because one triggers the other.

In Fineschi's works tensions are transformed into propulsive thrusts towards the future, sometimes with a sentimental flavor, sometimes lucidly ironic; in Loredana Longo's works the explosion / implosion of relationships and materials becomes a liberating gesture that gives life to new beginnings. Both practices take us into the "dark side" that is elaborated, purified and put back into play in the construction of the work. Tension, pain, shame and fear are sensation amplifiers; the pain helps to stop, to become aware. Stopping to listen, to listen to oneself, to redefine the rules of the game.
Courageous births.

The tension that is felt throughout the exhibition is expressed through the relationship of the hand and body with the materials, whether they are docile or indocile, generating clashes or surrenders, slow decay or rupture or, sometimes, escapes (Spiriti; Ingannare l'attesa; Primavera dell'impazienza e Forme di Impazienza; Creative execution; Crashing the box).

The skin literally becomes the memory of the action. It accompanies, the gesture that impresses, destroys, deconstructs and reassembles the materials towards their appearance as final works. (Armor; All my skin; A few pound of meat). The intimate experience is the result of the relationship with "the other than the self".  The body is experienced and perceived as a psychic and sentimental journey that is symbolically reactivated and comes to life with and in matter or with and in language (Noi e Loro; L'altro lato della vergogna; Cattive Compagnie; Sonata muta. Le parole che non ho detto; Malelingue; Forever yours; Double fist; I would like to be like a blade; Tirapugni; Guanto  maleducato).  The images generated are vivid, strong and fragile at the same time and evoke a reedeming afterword as in There is no change without risk and in Degno di ogni dispetto. La battaglia di San Romano in which hope and reconciliation arise from an aggressive gesture.

The works on display have an agentivity within them, a special hold on the viewer. The works are observed and, in turn, they observe, they offer and question themselves. They act, sliding towards the viewer, witnessing individual paths that thus become a shared heritage of feelings and reflections, including social ones.

Outside of every comfort zone, true personal change therefore passes through complex stages that involve the management of aggression and suffering to lead to a conscious evolution of the human dimension. The works of Fineschi and Longo tend to focus on the power of change through a profound analysis of the Self in which the force of dissent and conflict are transformed into conscious liberating tools that reconsider memories and experiences from different perspectives.

Often aggression - with the emotional specters it carries on its shoulders - allows for a confrontation with the other without being overwhelmed. Etymologically, the term aggression means to progress, to go "towards" and not "against", as happens with violence. Force and conflict are not violence. Conflict is a part of life and of the relationship with others. In conflict there is symmetry between the parties, a potential return to oneself that implies an ability to analyze fragilities and fears. Violence, on the other hand, is a process that tends to resolve and annul the conflict by eliminating the other, "the enemy". (MD)