TUTTO E’ COME SEMBRA, 2017
Site specific installation
14 sbarre di alluminio, specchi
Quarta Vetrina, a cura di Francesca Pasini per la Libreria delle Donne , Milano
Courtesy l’artista

Intervento site specific alla Libreria delle Donne a Milano.
Mensilmente un’artista donna è invitata dalla curatrice Francesca Pasini a realizzare un intervento per la vetrina della nota libreria milanese, il titolo della rassegna è Quarta vetrina.
L’installazione, Tutto è come sembra, è costituita da alcune sbarre in acciaio e da uno specchio appoggiato su esse dalla parte interna. I passanti possono guardarsi allo specchio ma l’immagine è interrotta dalle sbarre: Schiavi dell’immagine?



TUTTO E’ COME SEMBRA
, 2017
Site specific installation
14 steel bars, mirrors
Quarta Vetrina, Francesca Pasini project for Libreria delle Donne , Milano
Courtesy the artist

Site specific installation for Libreria delle Donne in Milano
Every month the curator Francesca Pasini invites an artist to make an installation for the shop window of the famous library in Milano.The project is called Quarta vetrina (i.e. playing with the expression ‘quarta di copertina’ meaning book cover and ‘vetrina’ meaning ‘show window’).
The installation I realised was entitled ‘everything is as it seems’ and it was made utilising some aluminium bars and two mirror. The people passing by were able to look themselves in the mirror, but the mirroring image was disturbed by the bars: are we prisoners of our image?


“Tutto è come sembra”: Loredana Longo

di Francesca Pasini

La schiavitù dell’immagine influenza a tal punto la percezione che Tutto è come sembra. Un’affermazione che, invertendo quella abituale, “le cose non sono come sembrano”, ispira a Loredana Longo l’idea di una duplice prigionia. Quella che ci rinchiude nel rispecchiamento tra sé e sé, e quella che, viceversa, legandoci alle immagini altrui, impedisce di riconoscere la propria.
La figura che ha creato per la Quarta Vetrina tiene insieme le sbarre e lo specchio: due elementi che congiungono esterno e interno, protezione e segregazione. Fino a che punto chi viene rinchiuso non interferisce con chi è libero? E chi è libero fino a che punto non subisce l’influenza di chi è rinchiuso? Quando, come possiamo affermare che tutto è come sembra? Forse non si tratta di dare una risposta, ma di capire in che modo la relazione esterno/interno guida il sentimento di libertà.
Sul vetro sono disposte quattordici sbarre, sulle quali, dall’interno, è appoggiato uno specchio doppio. Così chi passa davanti alla vetrina si vede riflesso dietro le sbarre; mentre chi entra, si rispecchia nell’intera stanza che, in quel momento, sembra circondata da sbarre.
Tutto è come sembra: prigionieri dell’immagine di sé dall’esterno e dall’interno.
I led che circondano la vetrina hanno ricordato a Loredana Longo le lampadine attorno allo specchio dei camerini teatrali e ha trasferito la dinamica di controllo della propria immagine, specifica di attori e attrici, in una metafora della libertà quotidiana. Le sbarre indicano che tra le cose, le immagini, i pensieri c’è un riflesso continuo in cui si vedono anche gli impedimenti. Mentre lo specchio, imprigionandoti nella tua stessa immagine, impedisce un libero confronto con tutto ciò che è altro da sé.
“Io non sono libera, io mi sento libera”. Dichiara Loredana Longo.
Questa inversione tra “sono e mi sento”, è sintomatica del processo di identificazione: non è mai dato una volta per tutte, ci sono regole e ordini da riconoscere, verità e libertà per cui battersi, difese e conflitti da sostenere. Assumere che tutto è come sembra, non elimina questi passaggi, purché si abbia la chiave per aprire, di volta in volta, la prigione di se stessi o delle idee altrui.
Questa figura supera la storica antinomia libertà-segregazione perché, nel momento in cui tutto è come sembra e trovandoci alla Libreria delle donne di Milano, riflette la differenza e apre la dinamica nella dualità vero/falso, libertà/reclusione. Così viene alla ribalta un’immagine di sé in cui sentirsi liberi di assumere il riflesso dell’altro/a e proiettare il proprio.